La valigia nera di Charlie

14th January 2021

Storico collaboratore di Charlie Chaplin, Roland 'Rollie' Totheroh ricorda, a distanza di anni, il rocambolesco montaggio del Monello, segnato dalla battaglia legale dovuta al divorzio di Chaplin da Mildred Harris.

Sul set del Monello
crediti Sul set del Monello

Venne l'epoca del divorzio da Mildred Harris e dovemmo lasciare la città perché i legali minacciavano di pignorare tutti i beni di Charlie. All'epoca abitavo in Highland Avenue con mio figlio e mia moglie e alle tre di notte qualcuno bussò alla porta. Era Alf Reeves, il manager dello studio "Rollie, sbrigati - mi disse - dobbiamo lasciare la città. Ma non puoi usare il tuo vero nome". Gli chiesi se potevo portare anche il mio assistente, Jack Wilson, e lui rispose di sì. "Vai allo studio, trova un falegname e facciamogli imballare tutto". Chiaramente c'erano guai in vista. Non sapevo dove fossimo diretti ma mi dissero di rintracciare Tom Harrington che aveva dei biglietti per noi. Dopo aver arrotolato i negativi originali dentro a dei barattoli di caffè divisi in rulli da 60 metri, imballammo tutto in dodici casse e ci incontrammo con Charlie al deposito di Santa Fé. Ci sedemmo a un tavolo e non appena Charlie si tolse gli occhiali da sole, un ragazzino iniziò a urlare "Charlie Chaplin! Charlie Chaplin!", così dovemmo andarcene via. Ci trasferimmo a Salt Lake City, dove trascorremmo un paio di settimane. Charlie selezionava i cartelli e sceglieva le immagini, lavoravamo a dei ritmi frenetici. Avevamo paura che qualcuno potesse insospettirsi così ci rimettemmo in strada. Charlie mi disse "pensa tu ai biglietti, io non mi intendo di viaggi". Aveva tutto quello che possedeva in un'unica valigia, che io chiamavo 'la valigia nera'.

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The Kid

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1921

Dovevamo fermarci a Chicago prima di andare a New York. Pensavo che avremmo avuto i nostri passaporti a New York, e che avremmo raggiunto l’Europa se fossimo riusciti ad uscire dal paese senza essere scoperti, cosa che era piuttosto difficile da fare per Charlie. Quando il treno arrivò, Charlie mi disse "Metti questa borsa tra le gambe, Rollie. E non fare avvicinare nessuno". La valigia conteneva contante, buoni del tesoro, insomma era un carico prezioso. Quando arrivammo a New York Charlie andò immediatamente a trovare i suoi avvocati. Nel frattempo, io mi misi a cercare un laboratorio. Jack Wilson conosceva Dave Horsley, uno dei pionieri dell'industria cinematografica che aveva uno studio a Bayonne, nel New Jersey. Lo studio doveva essere in disuso all'epoca, ma quando rintracciamo Horsley, egli accettò subito. La nostra compagnia di copertura si chiamava Blue Moon Film Company. Noleggiammo un furgone per andare a ritirare i negativi. Ricordo che era ora di punta e stavamo attraversando il ponte per arrivare nel New Jersey quando sentimmo un odore fortissimo di nitrato. A dire il vero, all'epoca non sapevo cosa fosse, ma avevo comunque la sensazione che saremmo potuti saltare in aria da un momento all'altro. Quando aprimmo le scatole ci rendemmo conto che soprattutto quelle sul fondo, erano pronte ad esplodere. Sarebbe potuto succedere sul traghetto, dove avevo contrassegnato il contenuto delle casse come 'macchinari da lavoro'. Non osavo neanche pensarci. Lavorammo ininterrottamente, notte e giorno. Costruimmo dei ripiani su cui adagiare tutta la pellicola, tutti i negativi; non ricordo più quante centinaia di migliaia di scene avevamo girato. Ricordo che era pieno di zanzare e dovemmo spedire Jack Wilson al supermercato a prendere del cibo e delle zanzariere. Ogni volta che completavamo un rullo, Tom Harrington veniva a prenderselo.

Charlie Chaplin e Rollie Totheroh, 1916 ca.
crediti Charlie Chaplin e Rollie Totheroh, 1916 ca.

Una sera uscii a prendere una boccata d'aria e c'erano due tipi, sembravano italiani. "Sappiamo che c'è il film di Chaplin lì dentro - mi dissero - Se vuoi guadagnare 30.000 dollari facili facili devi solo lasciare la porta socchiusa e al resto pensiamo noi". Dissi che si trattava solo di copie lavoro, che i negativi erano a New York. Da quel giorno ci furono due sorveglianti a tenere d'occhio l'entrata e quei due non si fecero più vedere.

 

(Roland 'Rollie' Totheroh interviewed by Timothy J. Lyons, "Film Culture", primavera 1972)