Paulette e io eravamo andati al concorso ippico di Tijuana, in Messico, dove il vincitore di non so quale gara del Kentucky doveva ricevere una coppa d’argento. Paulette fu invitata a consegnare la coppa al fantino vincente e a dire qualche parola con accento meridionale. Non occorse molta persuasione. Rimasi sbalordito nell’udire la sua voce dall’altoparlante. Benché fosse di Brooklyn, Paulette fece un’eccellente imitazione di una dama della buona società kentuckiana. Fu questo a convincermi che sapeva recitare. Il primo stimolo nacque di lì. Trovai in Paulette qualcosa della gamine. Sarebbe stato un magnifico personaggio da portare sullo schermo.
Charles Chaplin. La mia autobiografia (Mattioli 1885, 2011)